sabato 30 settembre 2017

GARFAGNANA, passione e dedizione per la terra



Sono sempre meravigliata, ogni volta di più, da quanta passione ci sia dentro i cuori della gente della Garfagnana. Di quanta forza, amore, impegno e difficoltà ci vuole per lavorare e curare una terra così fertile e rigogliosa.
In questo secondo worksohp del MTC, tenuto in questi paraggi mozzafiato, abbiamo alloggiato e come no, anche spadellato in cucina, nella paradisiaca tenuta Ai Fratti.
Abbiamo visitato luoghi e persone le quali sarà difficile dimenticare, come l'Osteria Vecchio Mulino dove abbiamo assaggiato dei prodotti tipici con dei sapori veraci, spiegatti dal titolare Andrea Bertucci
Sempre guidati della attenta e amabile Antonia Poli, siamo arrivati alla Azienda Cerasa nel comune di Pieve Fosciana, dove la saggezza e la perseveranza del signor Mario, aiutato dalla sua moglie e le sue figlie, e con il suporto del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali ed il Centro di Ovinicoltura di Castel del Monte (AQ), è riuscito a recuperare e portare avanti una ripopolazione della pecora garfagnina, razza che purtropo stava scomparendo se pur inizialmente era presente in quelle zone a decine di migliaie!
E ancora un'altra cosa che mi ha colpito notevolmente e che prima, in Garfagnana, a inizi del ventesimo secolo, c’erano 18.000 ettari di castagneto e oggi se ne contano soltanto 3.000 ettarie, perciò l'iniziativa di Adotta un castagno ve la raccomando calorosamente a tutti, e avrete modo da scoprire direttamente sulla vostra pelle quanto magnifici siano questi paraggi e la gente che li abita. 



La loro è una storia di resistenza e amore per in una terra che si racconta da sola, dimostrato anche dalle persone che abbiamo trovato a gestire la Fortezza delle Verrucche, dove ci hanno mostrato il medievale racchiuso nelle sue mura.
Le giornate trascorse nella Grafagnana, sono state una specie di risveglio su quanta passione dovremmo avere tutti per ciò che ci è intorno, per saperlo condividere facendolo crescere  e curandolo come fosse parte di un menbro della famiglia, volendole bene non soltanto perche a un certo punto ti dia un racolto o i suoi frutti. 
Ecco perche quando ho conosciuto i ragazzi de La Maesta della Formica sono rimasta folgorata da quel uomo, Gian Luca, che ci ha raggiunti tra le vite, per raccontarci come avevano deciso di coltivare il riesling in quel terreno di montagna a più di 1.000 di altezza sul livello del mare! E di come quando faceva tanto freddo accendevano dei fallo nelle filiere, tra le viti, per proteggere le gemme perche queste non resistono allo sotto zero. E cosi curando le vite hanno scoperto tutto quello che le era intorno (io qua mi emoziono!) tutte le piante comestibili come le carote selvagge profumatissime, le gemme dei pini, la Selene e altre herbe con le qualle preparare risotti e altre pietanze o insaporire il pane e la foccacia fatta in casa. Non solo, con i frutti che nascono sporadicamente ci fanno delle marmelate. 



A questo punto già ero inamorata di tutto, ma poi, quando Gian Luca ci ha parlato che anche delle pietre, quelle intorno alle vite, avevano il suo ruolo di alimentare e filtrare le vitamine per la loro terra, lì... lì proprio sono caduta dal pero... e poi in ginocchia, quando ci ha fatto la dimostrazione che ci sono pure un tipo di pietra comestibile. Non ho dubbi, io amo questa terra e la passione che emana, anche perche un pò mi ricorda la mia.


Le pietre 
della GARFAGNANA


300 g di farro già cotto
3 cucchiai di farina di cecci
due carotte fresche*
mezzo porro (o uno scalogno)
un cucchiaio di semi di chia 
un cucchiaio di semi di lino
3 cucchiai d'acqua (temperatura ambiente)
le foglie delle carote
olio extra vergine d'oliva
sale 

In una bacinella mescolate i semi con l'acqua e lasciate in ammollo per almeno una 15 minuti, o finche non si sarà creata una mucillagine, una specie di gel perche l'acqua ci sarà addensata, questo servirà di collant a tenere poi unito il composto senza dover aggiungere dell'uovo.


Nel fratempo lavate e trittate finemente le carote e il porro, salate e fateli saltare in padella con un filo d'olio. Lavate e asciugate bene un paio di ciuffi delle foglie delle carote, trittatele finemente e aggiungete a fine cottura (come faresti con del prezzemolo). 
Una volta cotto tenete da parte finche sarà ben freddo, dopodiché mescolatelo al farro. Aggiungete la farina e amalgamate, e in fine versateci il contenuto della bacinella coi semi e amalgamate tutto per bene, se servise potete aggiungere un'altro cucchiaio di farina di ceci.
Accendete il forno a 180. Preparate una leccarda coprendola con della carta da forno e ungetela con un filo d'olio.
Create delle polpette piatte, non perfette, se volete aiutatevi con un cucchiaio, altrimenti bagnatevi le mani spesso e ungetele con una goccia d'olio cosi non vi si attaccherà l'impasto. Disponetele sulla leccarda e infornatele, controllando e girandole perche cuociano e diventino dorate sia da una parte che dall'altra.




note e ringraziamenti:  

*le carotte possono essere usate anche con la buccia basta che siano lavate vene e siano di provenenza Bio, o ancora meglio dell'orto di casa o di qualcuno che conosciate con appunto la pasione  per la terra!


4 commenti:

  1. Mai ... buonissime le pietre e belle le foto, del resto da te non potevamo aspettarci altro :-)

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  2. Che belle Mai queste Pietre della Garfagnana. Sono proprio un piatto che mi piacerebbe assaggiare, ma anche un modo per restare vicino a questa magnifica terra. Torniamo a novembre?

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  3. Gian Luca che mangia le pietre è stato il momento più alto di tutto il blogtour. Più che di passione qui parliamo di pazzia ma in fondo sono facce della stessa medaglia. Grandi le tue pietre. Ti aspetto a novembre.

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  4. Grazie per il bel post....ed ovviamente anche per la ricetta

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